LINEE GUIDA GENERALI
🔍 Identificazione: Indossa sempre il badge o l’abbigliamento identificativo del volontario per essere facilmente riconoscibile. Ricorda comunque di identificarti a parole in maniera chiara e inequivocabile.
💥 Gestione del conflitto: se si creano situazioni ad alto grado di tensione, è importante non alimentarle (es: se provocati, rispondere a tono o alzare la posta) ma mantenere la calma e reagire appropriatamente alla situazione, generalmente chiedendo l’intervento di chi di dovere.
👥 Chiedi supporto: se vedi una situazione che reputi grave o urgente e in generale in cui non pensi di potertela cavare da solo/a, informa il resto dello staff di persona se è a portata di vista oppure tramite il gruppo sulle app di messaggistica. In questo senso è raccomandabile girare o stazionare nello spazio in coppie di volontari per potersi dare, qualora servisse, un immediato supporto
🛠️ Contribuisci alle good vibes: una buona atmosfera generale è mantenuta mostrando un atteggiamento aperto, empatico e comprensivo per qualsiasi comunicazione tu abbia con il pubblico o altre persone dello staff. Anche questo è prevenzione del rischio!
🗣️ Comunicazione chiara e diretta: sia che tu stia interagendo con il pubblico o lo staff, mantieni il messaggio verbale conciso e asciutto per assicurare una migliore chiarezza comunicativa.
MINIGUIDA ALLA GESTIONE DELLE AGGRESSIONI FISICHE E MOLESTIE SESSUALI
📌 Che cos’è la molestia?
Per molestia si intende un fastidio o disagio che compromette il benessere fisico o psicologico. Può manifestarsi in comportamenti indesiderati, offensivi o intimidatori, sia di natura sessuale che non. Anche se spesso associata alla sfera sessuale, la molestia può includere aggressioni verbali, intimidazioni e atteggiamenti invadenti che ledono la dignità della persona.
🚫 Molestie sessuali: cosa sono
Le molestie sessuali includono qualunque comportamento indesiderato a connotazione sessuale — fisico, verbale o non verbale — che violi la libertà e la dignità di chi lo subisce. È importante sottolineare che non conta l’intenzione di chi agisce, ma la percezione di chi subisce. Se un determinato comportamento risulta indesiderato e fastidioso, siamo in presenza di una molestia. Le parole, i gesti o gli sguardi possono essere molestie anche in assenza di contatto fisico.
🔍 Esempi di molestie sessuali
- Commenti o apprezzamenti sul corpo o sull’orientamento sessuale
- Sguardi insistenti, seguire o spiare qualcuno, comportamenti eccessivamente familiari
- Attenzioni e commenti indesiderati
- Contatti fisici inopportuni (es. palpeggiamenti, baci)
- Richieste o pressioni per atti sessuali
- Minacce dopo un rifiuto
💥 Violenza fisica e sessuale
La violenza fisica include ogni atto volto a danneggiare il corpo (schiaffi, calci, percosse, fino all’omicidio). Tra le violenze fisiche troviamo anche la violenza sessuale, come definita dalla Convenzione di Istanbul (2011), comprende:
- Penetrazione non consensuale (orale, anale, vaginale) con parti del corpo o oggetti
- Altri atti sessuali senza consenso
- Costrizione a compiere atti sessuali con terzi
✅ Il consenso: cosa significa davvero
Il consenso deve essere espresso in modo chiaro e libero.
“SÌ vuol dire SÌ, NO vuol dire NO.”
Non sono mai forme valide di consenso: il silenzio, lo sguardo, l’abbigliamento, un precedente rapporto, o la relazione in corso. Il consenso può essere revocato in ogni momento. È fondamentale riconoscere che cambiare idea è un diritto, sempre.
🍸 Effetti di alcol e droghe sul consenso
Alcol e sostanze possono compromettere la capacità di dare un consenso consapevole. L’uso di sostanze e l’ambientazione in cui ci si trova possono influenzare e facilitare un approccio sessualizzante, a volte con una sovrainterpretazione di elementi non verbali e quindi senza un consenso esplicito. Chi subisce una violenza in determinate condizioni psicofisiche può non essere in grado di riconoscere la propria vulnerabilità, esprimere il proprio consenso o dissenso, difendersi. Anche chi è sobrio può trovarsi in difficoltà ad allontanarsi da situazioni di disagio e a chiedere aiuto.
🧠 Cosa possiamo fare noi
Spesso non interveniamo per paura o perché non riconosciamo la gravità della situazione o per l’ “effetto spettatore”: più persone presenti, meno probabilità che qualcuno intervenga perché si percepisce una distribuzione della responsabilità. E’ necessario promuovere la corresponsabilità, aumentare la consapevolezza e l’importanza di ognun* come agenti del cambiamento.
👀 Diventare osservatori attivi
- Promuoviamo una cultura del divertimento sana, sicura e rispettosa
- Monitoriamo attivamente gli spazi e alleniamo lo sguardo
- Proviamo a riconoscere le situazioni di disagio, fidandoci anche del nostro istinto, osservando i segnali non verbali e sentendo anche come ci fa stare osservare quella situazione
- Se riconosciamo che c’è in atto un episodio di molestia/violenza, valutiamo attentamente le condizioni psicofisiche delle persone coinvolte per intervenire in sicurezza. L’assunzione di sostanze comporta agiti differenti (es. alcol = disinibizione, cocaina = agitazione e aggressività)
📲 Se non te la senti di intervenire direttamente
Può essere pauroso, triggerante, difficile intervenire. Se non te la senti, segnala in modo chiaro dove sta avvenendo l’episodio nel gruppo Telegram o avvisa un* volontari* di Cactus Psicologia e Pin (a volte può essere necessario un intervento congiunto).
🗣️ Come intervenire se decidi di farlo
- Avvicinati alla persona in difficoltà, chiedi “Come stai?”, fai finta di conoscerla
- Allontanala con il consenso e spiega chi sei e perché sei intervenut*
- Chiedi se ha bisogno d’aiuto, senza forzarla a parlare o toccarla
- Proponi di cercare amic* o accompagnarla in uno spazio sicuro
👥 Intervento in due o supporto dello staff
In situazioni gravi o con persone alterate, intervenire in due può essere più sicuro. Se necessario, chiedi supporto alla sicurezza o allo staff per allontanare la persona molesta.
MINIGUIDA ALLA GESTIONE DELLE CRISI IN PERSONE NEURODIVERGENTI DURANTE EVENTI
PARTE 1 – CONTESTO E PRINCIPI BASE
💡 Cosa si intende per persone neurodivergenti?
“Neurodivergente” è un termine ombrello che descrive persone il cui funzionamento neuropsicologico si discosta da quello comunemente ritenuto “tipico” (neurotipico). Include condizioni come l’autismo, l’ADHD, dislessia, disprassia, disturbi d’ansia, sindrome di Tourette e altre. Le persone neurodivergenti hanno un cervello che processa in modo diverso stimoli, informazioni, sensazioni e dinamiche umane e relazionali per cui contesti affollati, rumorosi e imprevedibili come un festival (stressanti e intensi anche per le persone neurotipiche) possono portare molto facilmente al sovraccarico (emotivo, cognitivo e sensoriale) e alla crisi.
🧠 Cosa intendiamo per crisi nelle neurodivergenti?
Per crisi intendiamo reazioni intense e involontarie a sovraccarichi emotivi, sensoriali o cognitivi che possono assumere forme diverse: attacchi di panico, meltdown e shutdown. Anche se possono sembrare delle manifestazioni di cui è difficile comprendere la logica (oppure possono apparire smisurate rispetto alla nostra percezione della situazione o dell’evento scatenante) dobbiamo tenere a mente che non sono capricci, né richieste di attenzione, ma reazioni neurofisiologiche dolorose che hanno la funzione di “scaricare” la tensione accumulata.
🎧 Perché creare un’area di decompressione?
Un festival come Jazz is dead può essere pieno di stimoli: musica ad alto volume, luci forti, odori, persone vicine, assunzione di alcol o sostanze, difficoltà di comunicazione e situazioni impreviste. Per una persona neurodivergente, per quanto amante della musica e della socialità, è più probabile che questo cocktail di stimoli possa portare a una condizione di sovraccarico.
L’area di decompressione è uno spazio sicuro e protetto che permette alle persone di recuperare energie e autoregolarsi per tornare a godersi la serata senza incorrere in una crisi ancora più grave o dover tornare a casa perché non riescono a riprendersi.
📍Cosa devono sapere i/le volontari/e?
- Il consenso è centrale: potrebbe sembrare ridondante ma è imprescindibile verificare che la persona sia d’accordo (se siamo noi ad avvicinarla e non inizia lei l’interazione) nel parlare con noi e nel ricevere supporto, così come se necessita fisicamente di essere sorretta, anche solo con cenni, è necessario che ci dia il consenso al contatto fisico.
- In condizioni di forte stress o sovraccarico è importante comunicare in modo chiaro ed esplicito il proprio ruolo, le proprie intenzioni e quello che possiamo fare per la persona, utilizzando un tono di voce calmo e pacato: anche se alcune cose ci sembrano ovvie o scontate, una persona in crisi potrebbe non riuscire a comprendere immediatamente chi siamo e potrebbe sentirsi in pericolo.
- Anche se potrebbe apparirci scontato cosa sta succedendo e di cosa avrebbe bisogno la persona che abbiamo davanti non dobbiamo sovradeterminarla, ma chiedere a lei come si sente, di cosa ha bisogno, se possiamo chiamare qualcun* che può esserle d’aiuto in questo momento: quindi chiedere sempre e non supporre.
- In alcuni casi, una persona in crisi potrebbe avere difficoltà a verbalizzare cosa sta succedendo per cui è essenziale non forzarla a parlare e non riempirla di domande, ma con tono calmo chiederle se possiamo starle vicino ed esserle d’aiuto come prima cosa, dopodiché senza fretta chiederle di cosa ha bisogno, oppure se non è in grado di comunicarlo proporle di essere accompagnata nell’area di decompressione dove può avere a disposizione risorse che possono aiutarla a calmarsi.
- E’ essenziale verbalizzare in modo chiaro ed esplicito qualunque azione riteniamo possa essere utile intraprendere per aiutare la persona, per evitare di allarmarla o sovraccaricarla ulteriormente: quindi se riteniamo sia necessario per esempio chiedere l’intervento del personale medico, spieghiamo alla persona perché secondo noi è necessario, chiediamole il consenso (anche solo a gesti) e avvertiamola quando sta per arrivare.
PARTE 2 – TIPI DI CRISI E COME GESTIRLE
🫁 1. Attacco di Panico
👉 Cos’è?
Un attacco di panico è una risposta acuta e improvvisa a una percezione di pericolo o sopraffazione. Il corpo entra in “modalità allarme”, anche se non esiste un reale pericolo. È una reazione intensa e transitoria che può durare da pochi minuti a un’ora.
🚨 Come si manifesta?
- Tachicardia, sudorazione, tremori
- Difficoltà a respirare, nausea, vertigini
- Sensazione di morire o impazzire
- Confusione, svenimento, pianto
✅ Cosa fare:
- Chiedere alla persona se vuole seguirci in un luogo sicuro e tranquillo, come l’area di decompressione.
- Invitarla a respirare lentamente (inspira 4 sec, trattieni 2, espira 4).
- Offrirle acqua, sali minerali o qualcosa di dolce.
- Rassicurarla con calma: “sei al sicuro”, “passerà presto”.
- Provarla a distrarre gentilmente con una conversazione leggera o un oggetto tattile.
❌ Cosa NON fare:
- Toccarla o dare per scontato che voglia essere aiutata senza chiederle il consenso.
- Minimizzare (“non è niente”, “calmati”).
- Chiamare il 118, a meno che la persona non lo chieda.
🔊 2. Meltdown
👉 Cos’è?
Un meltdown è una crisi causata da un sovraccarico sensoriale, emotivo o cognitivo. Può sembrare una “esplosione” incontrollata, ma è una forma di difesa e scarico neurologico. Si verifica quando il cervello non riesce più a gestire gli stimoli ricevuti. È comune nelle persone autistiche, ma non solo.
🚨 Come si manifesta?
- Reazioni intense: urla, pianto, gesti ripetitivi, talvolta autolesionismo
- Rabbia, frustrazione, crisi emotiva
- Mutismo temporaneo, confusione
- Sensibilità estrema a suoni, odori, luci o contatti
✅ Cosa fare:
- Chiedere alla persona se vuole seguirci in un luogo sicuro e tranquillo, come l’area di decompressione, prestando attenzione ad allontanarla da stimoli forti (folla, luci, rumori).
- Offrirle stim toys, cuffie antirumore, acqua, zuccheri.
- Lasciare che la crisi si esprima senza fermarla.
- Se ci dovessero essere comportamenti autolesivi (come per esempio mordersi la mano o percuotersi), proporre alternative sicure (stringere un oggetto, accartocciare qualcosa).
- Essere presente senza essere invadente.
- Se la crisi non sembra attenuarsi e riteniamo necessario l’intervento di un’altrə operatorə, esplicitiamolo alla persona, chiedendole il consenso, prima di chiamarlə.
❌ Cosa NON fare:
- Bloccare fisicamente la persona.
- Forzare la comunicazione.
- Sovraccaricarla di domande.
- Chiamare personale medico senza il suo consenso.
😶 3. Shutdown
👉 Cos’è?
Lo shutdown è una manifestazione psicofisica di chiusura dovuta a stress o sovraccarico. A differenza del meltdown, qui la persona si “spegne”: si dissocia, diventa muta o immobile, si scollega dalla realtà. Può sembrare calma, ma dentro sta vivendo una crisi molto intensa.
🚨 Come si manifesta?
- Mutismo, immobilità, dissociazione
- Pianto silenzioso, fatica estrema
- Incapacità di muoversi o parlare
- Percezione sensoriale alterata (es. odori troppo forti, nausea, vertigini)
✅ Cosa fare:
- Chiedere alla persona se vuole seguirci in un luogo sicuro e tranquillo, come l’area di decompressione, prestando attenzione ad allontanarla da stimoli forti (folla, luci, rumori).
- Offrirle acqua, snack, stim toys, tappi o cuffie.
- Chiederle se preferisce stare sola o se preferisce che rimaniamo con lei.
- Lasciare tempo e spazio senza aspettarsi risposte immediate.
- Incoraggiare lo stimming (movimenti ripetitivi autoregolatori) se utile.
❌ Cosa NON fare:
- Forzare alla verbalità o al contatto fisico.
- “Scuotere” o sollecitare.
- Chiamare personale medico, salvo richiesta esplicita.
✅ Checklist rapida per volontari/e
Controllo | Azione |
🔲 | Ho chiesto il consenso prima di avvicinarmi/toccare? |
🔲 | Ho identificato il tipo di crisi? |
🔲 | Ho chiesto alla persona di cosa avesse bisogno? |
🔲 | Sto parlando con tono calmo e rassicurante? |
🔲 | Sto rispettando i limiti comunicativi e corporei della persona? |