#26 Diritto al tetto

La tua casa non è dove sei nato. Casa è dove cessano tutti i tuoi tentativi di fuga.
Naguib Mahfouz

Ministri – Diritto al tetto

L’immagine della casa sull’albero è quella in cui Cactus si è riconosciuto dopo tre incontri di formazione in cui abbiamo riso tantissimo, abbiamo pianto, ci siamo guardat* un sacco.
Io mi sono sorpresa nel fare un’esperienza così diversa pur essendo sempre noi (in compagnia dell’ottavo catus, il nostro meraviglioso formatore) nel luogo digitale di sempre che abbiamo usato sin dal nostro primo incontro, Zoom.

Cactus è una casa sull’albero perché in effetti non è nato né vissuto in un luogo fisico o al tempo stesso è nato e vissuto in una pluralità di luoghi fisici (cioè le nostre – e le vostre – case).

Forse in quest’anno in cui la casa è diventata il centro delle nostre vite come mai prima d’ora, avevamo bisogno di uno spazio diverso che fosse sempre nel giardino di casa, ma un po’ distante da tutto il resto.

Non sprecherò righe per descrivervi nel dettaglio cosa c’è dentro la mia casa fisica in questo periodo (casa, ufficio, studio, lettino dell’analista, aperitivi, uscite), perché credo viviamo tutt* una simile confusione e sovrapposizione di luoghi e, anche nelle situazioni migliori, ci sentiamo comunque un po’ ingabbiati.

Quello che non ci aspettavamo è che per molti però si è rivelata una risorsa, come il lungimirante report annuale di Ikea riporta.

A quanto pare il detto se non puoi uscire dal tunnel, arredalo ha finalmente una sua base scientifica.

Luigi Albert – Interno

La cosa che ho apprezzato di più della Germania è il fatto che non hanno le tende alle finestre. Intravedere lampadari, librerie, cucine e armadi permette di immaginare vite, storie, emozioni che si sprigionano tra quelle quattro mura chiamate casa.

Casa sono le persone che la abitano. Nella mia vita si sono alternate così: 4-2-3-4-4-3-2. Praticamente la formazione di una squadra di calcio con qualche giocatore in più.

Casa sono gli oggetti che la popolano. Quadri, poster, libri, specchi, orologi, oggetti brutti, coperte, pupazzi, salvadanai, puzzle (e così via…). Praticamente un mercatino dell’usato.

Casa sono le sensazioni. La comprensione (tra le persone), il caos (tra gli oggetti).
Il sollievo di quando si entra, la gioia di uscire e sapere di poter tornare.

Casa è dove puoi stare tutto il giorno in pigiama o fare delle cene eleganti, dove puoi non farti la doccia né rifare il letto, dove puoi invitare un sacco di gente o startene chiusa in camera per un fine settimana.
Casa è quel posto dove Babbo Natale ti porta i regali a tutte le età e dove puoi cantare e ballare anche se non sei Amy Winehouse.
Casa è dove ti piace stare perché puoi smettere di pensare.
Casa è dove il tuo spazio viene rispettato.
Casa è poter essere se stessi.


In un mondo perfetto ognuno avrebbe la sua casa e auguro a ognun* di voi di riuscire a costruirla.

Becca

Case Così di Antonella Abbatiello.
Esistono case adatte a ognuno di noi. 
Inviateci un disegno della vostra casa per…!

Negli anni dell’università mi sono innamorata di un’idea.
Lontana dai lettini degli analisti e dall’immaginario dell’universo psy, ho scoperto l’esistenza di una tradizione di ricerca che studia il rapporto tra persone e ambienti.

Più sentiamo un legame affettivo con i luoghi che viviamo, più ci sentiremo in grado di trasformarli e di prendere da essi ciò di cui abbiamo bisogno.
Il rapporto che sviluppiamo con i nostri ambienti è stato chiamato attaccamento al luogo e – esattamente come il legame con le nostre figure di riferimento – ci permette di soddisfare uno dei bisogni fondamentali dell’umano: quello di sicurezza.

…e quando ci sentiamo sicuri riusciamo a fare cose grandiose: far crescere una pianta, imparare a fare il pane, montare un mobile o immaginarci nel futuro.

Su quest’idea sono costruiti alcuni progetti di housing sociale che abitano le nostre città, quei luoghi in cui vengono ospitate temporaneamente persone con vulnerabilità socioeconomiche.
Da anni lavoro in questo mondo e sono convinta che chi vive un momento di fragilità abbia la necessità di sintonizzarsi con lo spazio che abita, senta il bisogno di un ambiente che sostenga la costruzione di relazioni sociali nuove e supportive e sia animato dall’esigenza di ristorarsi prima di cominciare una nuova quotidianità.
Casa diventa per queste persone lo spazio dell’assimilazione delle esperienze e il luogo del rinascere dell’energia.

…e allora parte del mio lavoro ha a che vedere con il concetto di ospitalità. Da donna del Sud, quando qualcuno arriva nella mia casa la sistemo per bene, pulisco a fondo, arieggio le camere, scelgo le lenzuola migliori e faccio sempre una grande spesa. Attendo con trepidazione l’arrivo dell’ospite e quando se ne va non riesco a non tenere con me l’odore che lascia. Curo gli ambienti perché siano accoglienti e lo spazio interiore affinché avvenga un incontro autentico.

Mi piace pensare che per i miei ospiti, per i miei pazienti e per le persone che amo io possa essere in qualche modo casa.
Mi piace pensare di fermarmi lì, mentre li guardo arrivare, sostare, trasformarsi e andare.

Eastita