*Relazione

relazióne s. f. [dal lat. relatioonis, der. di referre «riferire», part. pass. relatus]. 2. Connessione o corrispondenza che intercorre, in modo essenziale o accidentale, tra due o più enti (oggetti e fatti, situazioni e attività, persone e gruppi, istituzioni e categorie, fenomeni, grandezze, valori, ecc.): tra questi due avvenimenti non c’è alcuna r.; cose in diretta r. l’una con l’altra; tra i due fatti sussiste una precisa r. di causa e d’effetto; ma in che r. è la tua obiezione con quanto io affermavo?; il prezzo delle merci in un mercato libero, è in r., o va messo in r., con la domanda. Con riferimento a persone o a gruppi, come rapporto, legame o vincolo reciproco: r. di parentela (i varî gradi della r. di parentela), di amicizia, di familiarità, o di lavoro, di affari; essere in buone r., o rompere, troncare le r., con qualcuno (con lui sono sempre stato in ottime r., o non ho più alcuna r.); avere una r. sentimentale, amorosa, intima, sessuale, adulterina con qualcuno o con qualcuna, e assol., avere una r. con un uomo, con una donna, avere rapporti abituali sessuali e sentimentali: da quella r. è nato un figlio.

[La voce “relazioni” del Vocabolario Treccani è lunghissima (ne abbiamo estrapolato solo una piccola necessaria parte) e non ce ne stupiamo: viviamo in un mondo fatto di relazioni.]

“La natura dell’uomo è rivelata nelle relazioni interpersonali”, diceva Carl Ransom Rogers, famoso psicologo umanista, e in moltз abbiamo toccato con mano nei mesi di lockdown dello scorso anno quanto l’assenza di relazioni possa essere fonte di sofferenza.

Insomma, nonostante richiedano impegno e a volte siano fonte di ansia…

Zerocalcare

…per noi umanз la relazione è fondamentale e ci siamo immersз da sempre.

Sin da quando nasciamo, ci troviamo all’interno di una rete di relazioni pre-esistenti al nostro arrivo e dai nostri primi respiri siamo già individui in relazione: con lз nostrз caregiver, in primo luogo, con le altre persone che fanno parte della famiglia nella quale siamo natз, con le persone che ci gravitano attorno.

Crescendo la situazione non cambia ma si moltiplicano gli ambiti relazionali in cui la nostra vita si esplica e la gamma di relazioni diverse in cui siamo coinvoltз, che contribuiscono in modo diverso a farci crescere e definirci come persone.

Le prime relazioni che intessiamo, generalmente con i nostri genitori, sarebbero un po’ lo schizzo su cui modelliamo l’idea di noi stessз e dell’altrə: questa idea (in contrasto con le idee psicoanalitiche che guardavano poco alle relazioni reali che lə bambinə instaura con chi ha intorno) venne portata avanti dai teorici delle relazioni oggettuali, come Winnicott che aveva parlato di come una madre-sufficientemente-buona (vi suona familiare vero?) influisce sullo sviluppo dellə bambinə o la Mahler che si era invece concentrata sul delicato processo di separazione-individuazione (e sulla creazione di confini psichici), essenziale per una crescita sana.

Ma su tutti è stato John Bowlby con la sua teoria dell’Attaccamento a fornire il maggior contributo a sostegno dell’importanza delle relazioni familiari nello sviluppo individuale: secondo la sua teoria (versione umanizzata delle riflessioni di Lorenz sulle sue paperelle) a partire dalle prime esperienze relazionali con lə caregiver, lə bambinə costruisce l’idea di sé e le aspettative nei confronti dell’altrə che crescendo costituiranno il modello che riproporrà nelle relazioni con lз altrз.

In poche parole: se nella relazione con lə caregiver lə bambinə si sentirà amatə e apprezzatə, svilupperà fiducia nel fatto che nel momento del bisogno potrà chiedere aiuto e che il suo bisogno possa essere compreso e accolto e questa fiducia si estenderà a tutte le relazioni future che intraprenderà da bambinə, adolescente e adultə .
Al contrario: se non sperimenterà accoglienza, amore e apprezzamento non le andrà a ricercare nella relazione con l’altrə anche da adultə, credendo di non poterle meritare e più facilmente si ritroverà in relazioni amicali, lavorative e di coppia in cui sarà ignoratə o trattatə male, in cui i suoi bisogni non saranno riconosciuti o, nelle situazioni peggiori, verranno negati dall’altrə .

Quando si parla di relazioni tossiche è importante ricordare che la tossicità è nella dinamica, che deriva dalle esperienze relazionali di ciascun partner e viene sostenuta dal contesto più ampio in cui le relazioni sono inscritte, cioè quello di una società che ancora non riconosce davvero la parità di diritti tra uomo e donna.

Secondo Bowlby inizialmente le esperienze relazionali negative erano un po’ come le maledizioni senza perdono di Harry Potter, tant’è che è famosa la sua infelice espressione dalla culla alla tomba per descrivere la permanenza degli stili di attaccamento nella vita della persona.
Per fortuna anche in questo caso arriva un expecto patronum a salvarci: la relazione stessa.

Sono le relazioni, infatti, a costituire la cura (in senso Battiatesco) più importante e salvifica a fronte di esperienze relazionali che hanno portato l’individuə a costruire le sue credenze negative rispetto a ciò che merita dalla vita e dal rapporto con l’altrə: dopo anni di ricerche sull’efficacia della psicoterapia, sembra infatti che sia la relazione terapeutica il fattore di cambiamento più importante a determinare il benessere e la guarigione della persona dalle ferite del suo passato.

Immaginate un po’ come se lə vostrə terapeutə nell’accogliervi in stanza ogni volta vi dicesse implicitamente: Perché sei un essere speciale e io avrò cura di te.

Franco Battiato – La cura