Ψ Lev Semënovič Vygotskij

Ci sono psicologi che hanno lasciato un solco importante che ha impartito una direzione importante a quanti sono venuti in futuro: in molti casi hanno potuto godere del riconoscimento dei contemporanei, ma non in tutti.

Oggi celebriamo il compleanno di uno psicologo geniale – tanto che venne a posteriori definito il “Mozart della psicologia” dal filosofo Stephen Toulmin – ma che in vita venne vessato e perseguitato in Unione Sovietica con l’unica colpa di essere ebreo, morendo di tubercolosi a soli 38 anni, e (ri)conosciuto in Occidente solo negli anni ’60: auguri al grande Lev Semionovich Vygotskij!

Vygotskij nasce nel 1896 da una famiglia di intellettuali ebrei a Orsha, in Bielorussia, e come tutti gli intellettuali di una volta(che non ci sono più, proprio come le famose mezze stagioni e la tauromachia)

cresce con una formazione estremamente poliedrica che gli consente di raggiungere appieno la sua “zona di sviluppo prossimale” [ALLERTA SPOILER: se non sapete di cosa si parla non chiudete il link ma continuate a leggere]: si laurea infatti in Giurisprudenza, si occupa di critica letteraria e di psicologia dell’arte prima di approdare all’ambito in cui svilupperà le sue teorie, quello della Psicologia dell’Educazione.

Il contributo di Vygotskij, oggi universalmente riconosciuto come preziosissimo, si inserisce in pieno contrasto con le teorie dello sviluppo all’epoca egemoni che vedevano lo sviluppo della mente dellǝ bambinǝ biologicamente determinata: si parlava infatti di stadi di sviluppo che lǝ bambinǝ raggiungeva “naturalmente”, a prescindere dal contesto e dall’influenza dell’ambiente.

E qui arriva Vygotskij che per primo osa dire una cosa che ad oggi non ci suona così rivoluzionaria ma – Lev perdonami – anche piuttosto banalotta ma che all’epoca era parecchio di rottura: i bambini imparano a conoscere il loro mondo attraverso l’interazione con l’ambiente.  

Dire che la sua Teoria socioculturale non venne accolta con entusiasmo dai contemporanei è un pallido eufemismo: Vygotskij sosteneva che l’apprendimento fosse un processo essenzialmente sociale in cui il sostegno dei genitori, degli operatori sanitari, dei coetanei e della società in generale svolgessero un ruolo cruciale nello sviluppo delle funzioni psicologiche superiori.

… capite che nel contesto dell’URSS post-rivoluzione affermare che ogni bambinǝ avesse la possibilità di sviluppo cognitivo (relativizzando il ruolo delle variabili e delle difficoltà individuali) era particolarmente rivoluzionario!

Lev Vygotsky responsabilizza gli adulti e le figure di riferimento del contesto di sviluppo sostenendo che l’interazione sociale all’interno della famiglia e con membri consapevoli della comunità è il mezzo principale attraverso il quale lǝ bambinǝ sviluppa i propri processi cognitivi e comportamenti.

Vi lasciamo con due particolari intuizioni tratte dal lavoro di Vygotsky che hanno avuto un’influenza importante nel lavoro con i bambini:

La zona di sviluppo prossimale
Vygotsky descrisse la zona di sviluppo prossimale come: “… la distanza tra il livello di sviluppo effettivo determinato dalla risoluzione dei problemi in modo autonomo e il livello di sviluppo potenziale determinato dalla risoluzione dei problemi sotto la guida di un adulto o in collaborazione con coetanei più capaci“.

Lз bambinз sembrano mancare di determinate abilità quando vengono testatз, ma spesso si comportano in modo più competente in presenza di qualcunǝ che ha le conoscenze necessarie. Le abilità mostrate in questo contesto sociale, ma non in un contesto isolato, rientrano nella zona di sviluppo prossimale. Questo concetto è alla base della nozione di “impalcatura” in cui un altro più informato fornisce supporto per promuovere lo sviluppo cognitivo di un bambino.

Pensiero e linguaggio
Il lavoro di Vygotsky ha esaminato la relazione tra lo sviluppo del linguaggio e il processo di pensiero; secondo l’autore, lз bambinз più piccolз usano principalmente il linguaggio per pensare “ad alta voce”, ma poi gradualmente sviluppano un “discorso interno” silenzioso che diventa pensiero, man mano che acquisiscono concetti mentali.