Ψ Harry Frederick Harlow

Un po’ al limite tra la psicologia e l’etologia, amico delle scimmie ben prima di Jane Goodall, celebriamo questo mese – precisamente il 31 Ottobre – il compleanno di Harry Harlow e ne approfittiamo per raccontarvi qualcosa di lui!

Forse vi ricorderete di lui (o forse no) perché abbiamo accennato ad alcuni suoi curiosi esperimenti con cose in lana e fil di ferro quando esploravamo la parola Madre, in cui ha scoperto che sì, le scimmie si affezionano anche alle mamme finte, ma le sanno scegliere molto bene.

Al di là dell’ironia, il lavoro del nostro amico Harlow con i primati è diventato un classico e i suoi studi hanno avuto un ruolo chiave nella comprensione del ruolo e del funzionamento delle relazioni primarie (cioè le prime esperienze relazionali che il bambino fa con gli adulti che si occupano di lui).

Facciamo un passo indietro e andiamo a capire perchè: prima di Harlow (Bowlby, la psicoanalisi relazionale e tutti quegli psicologi che hanno messo le relazioni al centro della vita e dello sviluppo umani), la ricerca psicologica negli Stati Uniti era dominata dall’idea che i bambini si attaccassero alle loro madri perché fornivano cibo, tanto che – sulla spinta dei suggerimenti di John Watson (fondatore del comportamentismo) che sosteneva che le madri dovessero mantenere un giusto distacco dai figli per non incentivare comportamenti di eccessiva dipendenza – anche alle infermiere negli orfanotrofi veniva imposto di non abbracciare e coccolare i bambini (ma vi immaginate!?).



In netto contrasto con questa idea, un gruppo di psicologi, tra cui troviamo il nostro amico Harlow, iniziò a condurre esperimenti per comprendere meglio la natura della relazione genitore-bambino reclamando a gran voce l’importanza della vicinanza fisica e psichica, nonché dell’aspetto emotivo, nel promuovere uno sviluppo sano.

Così, utilizzando metodi di isolamento e privazione materna nei primati, Harlow ha mostrato l’impatto del contatto fisico sullo sviluppo studiando il comportamento di neonati di macachi rhesus separati dalle madri e allevati in un ambiente di laboratorio, posti in gabbie separate lontani dai coetanei.

In condizione di isolamento, le scimmiette mostravano un comportamento disturbato (fissavano il vuoto, giravano in tondo, avevano comportamenti autolesivi) che permaneva anche quando venivano reintrodotti nel gruppo, dove tendevano a rimanere separati e in alcuni casi si rifiutavano di mangiare al punto di morire di fame: come se la separazione precoce fosse una vera e propria esperienza traumatica.

Anche le scimmie non sottoposte a una condizione di isolamento totale, allevate senza madri, sviluppavano deficit nelle capacità relazionali, tendendo all’isolamento e aggrappandosi ai loro pannolini di stoffa.

Harlow rimase molto colpito dall’attaccamento dei cuccioli ai loro pannolini di stoffa ed ebbe un’intuizione geniale: e se il materiale morbido del pannolino di stoffa simulasse la piacevole sensazione di contatto fornita dal tocco di una madre?

Sulla base di questa osservazione, Harlow progettò il suo ormai famoso esperimento della madre surrogata.
In questo esperimento, Harlow fornì ai poveri cuccioli separati dalle madri di scimmia rhesus di cui sopra due madri surrogate inanimate tra cui scegliere: una era una semplice costruzione di fil di ferro e legno, mentre la seconda era ricoperta di gommapiuma e morbida spugna.
I cuccioli venivano assegnati a una delle due condizioni: nella prima, la madre di fil di ferro aveva un biberon e la madre di stoffa no; nel secondo, la madre di stoffa aveva il cibo mentre la madre di fil di ferro non ne aveva.

In entrambe le condizioni, Harlow scoprì che i cuccioli di scimmia trascorrevano molto più tempo con la madre di stoffa che con la madre di fil di ferro, andando da quest’ultima per nutrirsi solo nella condizione in cui questa aveva il biberon.

E non solo: i cuccioli si rivolgevano alle madri surrogate inanimate per trovare conforto quando si trovavano di fronte a situazioni nuove e spaventose: quando venivano posti in un nuovo ambiente con la madre surrogata, i cuccioli esploravano l’area, tornavano di corsa dalla madre surrogata se spaventate e poi si avventuravano fuori per esplorare di nuovo.

Senza una madre surrogata, i cuccioli erano paralizzati dalla paura, rannicchiati in un angolo a succhiarsi i pollici.

[non vi sembra familiare come comportamento?!]

I risultati di Harlow per l’epoca furono sorprendenti e permisero di ribaltare il paradigma dominante dimostrando come il contatto fisico per il bambino fosse una condizione essenziale e indispensabile per un adeguato sviluppo psicofisico e un buon adattamento all’ambiente.

Le scoperte di Harlow sono state determinanti e ancora oggi riecheggiano nelle teorie contemporanee sullo sviluppo: basti pensare che tra i primi estimatori del suo lavoro troviamo John Bowlby che prese spunto per elaborare gli esperimenti sull’attaccamento umano!