Ψ John Bowlby

Questo mese lo dedichiamo a uno psicologo che a partire dallo studio dell’importanza delle cure materne è arrivato a spiegare come le prime relazioni significative condizionino il nostro modo di vivere le relazioni anche in futuro. “Fino alla tomba” diceva all’inizio – che suona un po’ come un anatema – ma per fortuna può non essere sempre così, grazie alla terapia e grazie alle relazioni sane di cui facciamo esperienza nel nostro cammino esistenziale.

Signore e signori, oggi facciamo tanti auguri a John Bowlby, padre della Teoria dell’Attaccamento!

Come spesso succede, è suggestivo pensare che molte teorie abbiano in qualche modo una base nelle esperienze profonde di chi le concettualizza e la Teoria dell’Attaccamento non fa eccezione: pur essendo Bowlby nato a Londra in una famiglia molto benestante, una situazione ben diversa da quella in cui si troveranno i bambini al centro dei suoi studi clinici, sembra che lui sia stato cresciuto da una bambinaia a cui era molto legato nei primi anni della sua vita per poi venirne bruscamente separato per andare in collegio.

            Chissà se davvero è stato questo legame e la fiducia guadagnata da quella prima esperienza di attaccamento con una figura affettiva e responsiva a spingerlo a interessarsi al tema delle cure materne e del loro ruolo nello sviluppo della personalità adulta: forse saperlo non è così importante, ma dobbiamo ringraziare Bowlby per lo spiraglio fondamentale che ha aperto sull’importanza delle prime esperienze relazionali dellз bambinз, fino a poco prima considerate di secondaria importanza rispetto alle spinte pulsionali interne.

            A partire dagli studi di Lorentz e Harlow (vi ricordate?), Bowlby osservando lз bambinз inizia a pensare che anche allз cucciolз umanз accada qualcosa di simile a scimmiette e paperelle: c’è qualcosa di innato che lз spinge verso l’adultə che si prende cura di loro e mettono in atto un comportamento d’attaccamento, per cercare di garantirsi sicurezza e protezione quando hanno paura o sono a disagio.
L’adulto a sua volta risponde e come risponde sembra essere estremamente rilevante: Bowlby procede con i suoi studi e inizia a vedere come risposte diverse dell’adultə portino a modifiche del comportamento abbastanza stabile nei bambini, come se lə bambinə estendesse le regole apprese nella relazione con il suo adulto di riferimento alle relazioni successive, fino all’età adulta, organizzandole in un vero e proprio stile.

            In breve, un caregiver responsivo, affettuoso e prevedibile spinge lə bambinə a pensare di potersi fidare dell’altrə, che se avrà bisogno potrà chiedere aiuto e conforto e che tutto sommato si merita di esistere. In questo caso Bowlby dice che lə bambinə avrà uno stile di attaccamento sicuro.
Al contrario, se il caregiver non è in grado di accogliere le paure e le preoccupazioni dellə bambinə e non lə conforta, c’è il rischio che lə bambinə pensi di non meritare di essere curatə o che l’adultə non sia capace di accudirlə e porterà questa sfiducia anche nelle relazioni con le altre persone che incontrerà, evitando di costruire legami profondi oppure attaccandosi in maniera eccessiva temendo di essere abbandonatə; si parlerà in questo caso di stile di attaccamento insicuro.

Come dicevamo all’inizio, Bowlby era stato un po’ lapidario nel definire la permanenza dello stile di attaccamento nel corso della vita “dalla culla alla tomba” ma effettivamente il pattern di comportamenti, credenze su di sé e sugli altri ed emozioni che caratterizza le nostre modalità relazionali rimane abbastanza stabile nel corso della vita anche se alcuni fattori possono influenzarlo.
E qui viene il bello… non saremo per sempre in balia della paura di essere abbandonatз o di non meritare nulla se, all’interno di una relazione stabile e significativa, viviamo un’esperienza affettiva diversa che va in una direzione opposta rispetto a quello che noi ci aspettiamo. 
E questa è una delle magie che accadono in terapia, dove facciamo esperienza di essere accoltз e compresз nelle nostre emozioni e nei nostri vissuti da un caregiver responsivo e accogliente; a partire dal luogo sicuro della stanza di terapia portiamo questa rinnovata sicurezza nelle altre aree della nostra vita. E non è un’esclusiva della terapia, anche alcune relazioni affettive possono rivelarsi naturalmente terapeutiche, quando lə partner ha un attaccamento sicuro e ci fa esperire quella sicurezza che a noi è mancata.